«Il tema della dittatura è stato una costante della letteratura latino-americana fin dalle origini, e suppongo che continuerà a esserlo. È comprensibile, dato che il dittatore è l'unico personaggio mitologico che ha prodotto l'America Latina, e il suo ciclo è ben lontano dall'essere concluso. Ma, in realtà, a me non interessava tanto il personaggio in sé (il personaggio del dittatore feudale), quanto l'opportunità che mi offriva di riflettere sul potere. È un tema latente in tutti i miei romanzi. Perché ho sempre creduto che il potere assoluto sia la realizzazione più alta e più complessa dell'essere umano e che per questa ragione riassuma forse ogni sua grandezza e miseria.» Così Gabriel García Márquez parlava di questo romanzo del 1975, scritto già a partire dal 1967, che segnò una svolta stilistica e tematica nella sua narrativa.