Dalla lapide spezzata di una antica tomba nel convento delle clarisse di Cartagena emerge una lunghissima chioma rossa. Da questo evento cui il giovane García Márquez, allora cronista alle prime armi, si trovò ad assistere, scaturisce "Dell'amore e di altri demoni". Al centro della vicenda, ambientata in una Cartagena de Indias perduta in un vago e oscuro passato coloniale, sospeso tra il possibile e il misterioso, c'è una passione innaturale e distruttiva che vede protagonisti una bellissima bambina morsa da un cane rabbioso, un medico negromante e un giovane esorcista posseduto dal mal d'amore. Unendo la logica di Calderón de la Barca e l'ironia di Cervantes, García Márquez dà vita a pagine di struggente poesia e di emozionato pudore: una prosa insolitamente scarna ed essenziale, una scrittura decantata e limpida che avvincono il lettore, trascinandolo in un enigmatico universo capace di travolgere i sensi e i sentimenti. Tutto ciò in nome di una passione erotica che diventa malattia, metafora della letteratura e della vita.