La città è Modena, la «Città della Mòtta», e Francesco ci arriva in treno con i genitori, migrati da quelle campagne d'Appennino che Guccini ha cantato nel suo romanzo d'esordio, "Cròniche Epafàniche". Qui tutto è nuovo: la pronuncia dei compagni, i padri che d'inverno indossano il cappotto, la nebbia, la pianura, il cibo, e poi la scuola, Suor Carmelina... E dopo le tabelline, Coppi e Bartali, arrivano anche la bicicletta, i balli, i 45 e i 33 giri, e il gruppo con cui suonare nelle balere... Storie e ricordi personali si intrecciano in questo romanzo a metà tra la saga popolare e il racconto di formazione che trova la sua originalità in un linguaggio personalissimo, sanguigno e autentico.