L'antitesi contenutistica e l'ossimoro formale sono i protagonisti di questo libro. Come la vita, anche Caroleo si prende il lusso di farci una promessa che non vuole mantenere: la leggerezza (alata) e la delicatezza sono qualità di una rosa di shakespeariana memoria. Il nome è un inganno e rappresenta l'arbitrarietà dell'intelletto umano, non è lui a fare della rosa quello che è veramente. Ma la sua fallacia contamina la rosa che, diventa metafora dell'inganno della vita, e dietro la sua grazia vuole nascondere, o meglio rivelare, il dolore dell'esistenza umana. La vita è dolorosa è un'inesorabile marcia verso la morte, ma è intensa, è appassionata, è una lotta continua sempre sostenuta dai più forti sentimenti, come l'amore, l'odio, la gioia e l'indignazione. Ecco allora che esplode di fronte ai nostri occhi la complementarità costitutiva della rosa: mezzo Dio e mezzo Diavolo. Sono le lotte fra gli opposti, e già i greci ce lo avevano insegnato col matrimonio fra il deforme Efesto e la bellissima Afrodite, che danno senso e fascino all'esistenza: nella rosa il movimento contrastivo del Caos ci preserva dalla perfetta immobilità della morte.