Nel maggio 1943 tre reduci dalla Russia fanno ritorno al loro paese di montagna. Pregustano il piacere di venti giorni di licenza, da trascorrere nella serenità delle mura domestiche e nella ritrovata compagnia degli amici. Ma l'accoglienza è fredda, quasi ostile: più o meno velatamente, i compaesani li accusano di non essersi battuti con valore e di essere gli artefici della disfatta sul Fronte Orientale. Anche in seno alla famiglia il forzato distacco ha creato una disarmonia, che accentua il loro senso di fallimento e solitudine, aggravata da ricordi angosciosi. Forse le cose si potrebbero aggiustare, se non si verificasse un avvenimento del tutto inatteso che getta nella disperazione l'intera comunità. La licenza viene sospesa, bisogna di nuovo imbracciare il moschetto. Dopo l'8 settembre cala il silenzio sulla sorte dei tre soldati. Solo nel 1963, grazie a una vecchia fotografia e ai quaderni del figlio di uno di loro, si saprà che cosa è successo nei terribili venti mesi di guerra civile.