È la Venezia di un tempo, vivida e vivace, quella in cui Espedita Grandesso si diverte a far girovagare gli animali protagonisti dei racconti di "Fiol d'un can!", condividendo la scena, per una volta, con i veneziani a due zampe. Ed ecco le vecchie trattorie perennemente tenute d'occhio da cani imbolsiti pronti a scattare al lancio di un boccone e a scappare dai ragazzini un po' troppo vivaci. I corrosi magazzini semiabbandonati dove le gatte figliano di nascosto. Le buie botteghe artigianali che danno sulle calli dove gatti sornioni dal loro cantuccio tengono compagnia ai padroni mentre lavorano. I burci attraccati alle fondamenta da dove ringhiano botoli spelacchiati che sorvegliano il materiale in carico. I mercati del pesce in campo dove i gabbiani fanno gli spazzini e con una acrobazia afferrano gli scarti in volo. Le portinerie degli uffici con i cartoccetti degli avanzi nascosti in un angolo, portati dalle impiegate per il randagio che hanno adottato. Espedita Grandesso pesca molto dai ricordi di gioventù, inanellando storie tenere e divertenti, qualche volta tristi, ma sempre partecipate, come se questi suoi piccoli amici fossero per lei più "umani" degli umani.