Nella vita di Enrico Conti, detto Richén, intraprendente contadino in quel di Erba, si specchia quasi un secolo di storia: nasce nel 1868, muore negli anni Cinquanta. Sono anni cruciali, dai giorni della magica comparsa della ferrovia attraverso due guerre, sino al periodo della trionfante urbanizzazione e della speculazione edilizia. Oscillando fra il lirismo dell'ormai tramontata vita dei campi, gli amori, i drammi personali (un figlio di Richén caduto nella Grande Guerra, un altro rovinato dalle febbri) e le grandi vicende collettive, Magni ci restituisce un vivido ritratto di come eravamo, attento ai minimi particolari della vita quotidiana: un'emozione che si fa analisi critica di come, alla fine, le terre dei contadini sono state utilizzate e quindi di come è nato il nostro presente.