Da Alessandro Manzoni in giù, molti scrittori hanno sfruttato l'antico artificio letterario del manoscritto ritrovato per caso, grazie al quale la narrazione si dispiega. Nel "Canto di Karol" siamo in presenza di un'autobiografia dattiloscritta, rinvenuta in un cassetto, tanto coinvolgente da diventare fulcro per la caratterizzazione dei due protagonisti principali, Aurelio e Gabriele, l'Uomo-che-scrive e l'Uomo-che-legge, le cui storie finiscono per intrecciarsi, insieme a quelle di altri personaggi non secondari, attraverso una serie di coincidenze misteriose e di riflessioni parallele che coprono arditamente un arco temporale di oltre 150 anni, dalla spedizione garibaldina in Polonia del 1863 e dalla ben più recente guerra etnica in Bosnia fino ai nostri giorni. Ma il vero protagonista del romanzo è il mistero. A partire dallo sguardo penetrante di un bambino ritratto su una tela, che diviene pensiero ossessivo e oggetto assillante di ricerca da parte di più personaggi variamente coinvolti, e poi attraverso una successione serrata di suggestioni che collegano le diverse esperienze. Prefazione di Biagio Balistreri.