Protagonista di questi racconti è una relazione madre-figlia. Comprimarie le piante, molto amate e studiate dall'autrice, che ha fatto di questa passione la sua professione. Sono in particolare quelle della Valle Cervo, nel Biellese, dove Elena Accati ha le proprie radici, che vengono qui utilizzate come vero e proprio dizionario dei sentimenti, grammatica etica e filo verde dei ricordi e dei racconti narrati per cercare di colmare vuoti, distanze e assenze. Sono storie che la madre non ha mai raccontato alla figlia e che germogliano ora da semi di rimpianto e di speranza. Attraverso tanti esempi tratti dal mondo vegetale (ma anche pesci e uccelli possono trasmettere preziosi insegnamenti), l'autrice cerca di mettersi a nudo in modo sobrio, non retorico, raccontando un rapporto non sempre semplice da cui emerge il desiderio di fornire alla propria figlia gli strumenti per diventare se stessa, affermando la propria indipendenza, e di ritrovare il tempo perduto, instaurando un cammino piano e dolce, privo di asperità.