«Scrivere non è forse in gran parte questo, trovare il posto giusto per un foulard, per un treno, per una certa parola, per un addio?». Se lo domanda Luca Doninelli, in questo libro inclassificabile e spiazzante, affidando alla letteratura il compito di trovare la collocazione giusta alle cose, alle parole, ai sentimenti. A cominciare dallo smarrimento che nasce da un attacco di panico, durante il quale si sperimentano la minaccia e l'isolamento assoluto, come nel Labirinto in cui si nasconde il Minotauro. Partendo da questa esperienza personale, e sul filo dei ricordi, lo scrittore conduce il lettore attraverso un racconto autobiografico a episodi, che è anche molte altre cose: ritratto d'artista e della sua poetica, romanzo di formazione, confessione intima, dove si toccano con mano lievissima temi seri e profondi come il suicidio, la paternità, la colpa e la grazia, il caso e le coincidenze, la libertà, il rapporto tra l'arte e la santità. Svagato e analitico, ironico e implacabile, in queste pagine preziose, ispirate, Doninelli sembra volerci dire, come Montaigne: «così, lettore, sono io stesso la materia del mio libro».