Questo libro non è soltanto un libro, è un ponte gettato tra sponde vicine ma reciprocamente incomunicabili, è un passaggio impervio verso altri mondi, paralleli ma distanti anni luce. La personale esperienza di vita dell'autrice, che dopo anni di dure vicissitudini ha finalmente trovato il proprio equilibrio tra Europa e mondo balcanico, offre al lettore l'opportunità imperdibile di guardare al di qua e al di là di una trincea spesso invalicabile, fatta di incomprensione e di scarsa predisposizione all'incontro con l'altro. Lo spunto autobiografico è la scintilla per narrare di esili, fughe e ritorni, declinati nei più disparati contesti: non soltanto la recente realtà della guerra dei Balcani, ma anche scenari futuri immaginari che ribaltano ogni prospettiva, costringendo l'Occidentale a farsi profugo e clandestino; non mancano i "mondi paralleli" intravisti dietro l'angolo della quotidianità, la dimensione altra del sogno, dei misteri dell'archeologia, di stelle meno lontane di quanto si pensi. Come il Ponte Vecchio di Mostar, distrutto e poi ricostruito, queste parole discendono agli inferi per riemergerne vittoriose, cariche di una nuova consapevolezza e messaggere di speranza.