29 maggio 1985. Mario, otto anni, le ginocchia sporche di terra ed erba dopo il pomeriggio passato al campetto, si siede nel salotto e accende il televisore. È emozionato, perché la sua Juventus sta per affrontare il Liverpool nella finale di Coppa dei Campioni. Quando comincia la diretta, non può sapere che il calcestruzzo del vecchio stadio Heysel di Bruxelles ha ceduto sotto l'impeto degli hooligans, provocando una delle più gravi tragedie della storia del calcio. Bilancio finale: trentanove morti e oltre seicento feriti. Eppure, in una cornice surreale, le autorità impongono ai calciatori di giocare ugualmente. «Quando cade l'acrobata, entrano i clown» commenterà Michel Platini. "La notte dell'innocenza" è la ricostruzione chirurgica della diretta televisiva che lasciò milioni di italiani sgomenti, impauriti, disgustati; è la rievocazione della partita attraverso gli occhi increduli di un bambino. Una riflessione sull'eredità dell'Heysel: cosa ha lasciato agli appassionati di calcio, alla cultura sportiva, al nostro Paese tutto e al suo immaginario? Siamo cresciuti da allora o siamo rimasti lì, con il calcestruzzo insanguinato sotto i piedi, in uno stadio sempre più desolatamente vuoto?