Margherita si è uccisa il giorno del suo ventiseiesimo compleanno. Senza riuscirci. È in stato vegetativo da un mese e il primario del reparto la dà per spacciata. Sua madre le fa visita ogni giorno, e le parole pronunciate al lato del letto sbrogliano la matassa della loro relazione che, come ogni legame profondo, si nutre di ambivalenze mostruose e conflittuali. Margherita, tuttavia, anche se nessuno lo immagina, vede e sente, pensa. Neppure Bianca, l'infermiera che con cura meticolosa si occupa di lei, si accorge di nulla. Nel tentativo di stabilire una connessione, però, sottopone la paziente a una pratica che si trasforma ben presto in sadica esplorazione di un corpo spento. In «Ventre», Giulia Della Cioppa architetta, grazie a una scrittura limpida e spietata al tempo stesso, una geografia emozionale che straripa dalla pagina interrogandosi sul lato oscuro del sé, sulle ossessioni e sulle ombre custodite nel corpo-prigione della protagonista. Come in una tragedia elisabettiana l'autrice mette in scena l'innaturale attenuazione del dolore, preludio alla nascita del nuovo.