Quella raccontata in "Asmara, addio" è una vicenda corale, grandiosa, la storia di una famiglia italiana che vive da lontano, dall'Eritrea, il periodo tra la prima e la seconda guerra mondiale. I fatti privati di Filippo e Lidia Conti, le scoperte e le avventure quasi magiche dei loro nipoti, la disillusione dei loro figli si intrecciano agli eventi della Grande Storia, quella che si consuma oltremare, mentre sullo sfondo serpeggia la violenza della guerra e la sotterranea vertigine della conquista coloniale. Tra le pieghe della loro vita, si gioca il destino di due continenti: se questa Africa è fatta di cieli immensi e di altipiani, terra di libertà e desiderio, l'Italia che qui affiora è una madrepatria fantastica e lontana, da raggiungere e temere, ma ovunque aleggia la sensazione che i ruoli stiano per capovolgersi e che i conquistatori si lascino finalmente conquistare. Questo libro, pubblicato per la prima volta nel 1988 e più volte ristampato fino a diventare un classico moderno, è un romanzo autobiografico potente, intessuto di memorie e atmosfere splendide, perdute. Non soltanto l'omaggio di una autrice alla terra in cui è nata e cresciuta, ma anche una testimonianza unica sulla fine del colonialismo europeo, sulla lontananza, la bellezza, il melting pot e la debolezza di ogni conquista.