Bologna: un vecchio tavolo di legno, il vino a mezz'aria tra il fiasco e il bicchiere, pareti impregnate di voci, gente, storie. Per i nostalgici e per chi è in ritardo le porte delle osterie sono ancora - sempre - aperte, tra queste pagine e tra questi appunti di viaggio. C'è la voglia di ricordare profumi e sapori, di condividere le atmosfere vissute da una parte all'altra del bancone, tra musica e cibo, quello buono, tra i rumori della notte bolognese con i suoi personaggi, i suoi eccessi, i suoi sogni e le sue fatiche. L'osteria è incontro, del tempo che diventa luogo e quindi memoria, del vino che incontra le labbra, del cibo che incontra il piacere. L'osteria è calore ed energia, di amicizie che nascono e muoiono tra luci soffuse e chitarre, con lo schiocco di una bottiglia aperta con un vecchio, prezioso, cavatappi. Assaggiare quarant'anni di storia e di storie, è questo l'invito dell'oste, senza preoccuparsi troppo delle macchie, di vino e di vita.