A Montelice, un paesino immerso nell'aspro paesaggio dell'Appenino emiliano, da quando la guerra è "morta" la vita scorre dura e monotona. Il giorno e la notte si susseguono inesorabilmente e il silenzio viene rotto solo dall'abbaiare dei cani e dai campanacci dei bovini che scendono dal monte ogni sera. Il narratore, protagonista del racconto, è un parroco stanco e disilluso, un "prete da sagre e nient'altro", come si definisce lui stesso. L'incontro con Zelinda - un'anziana che conduce un'esistenza misera, solitaria e selvaggia - e una domanda che da tempo grava su di lei sconvolgeranno le certezze del sacerdote a tal punto da destabilizzarlo, fino a portarlo a "provare vergogna di tutte le parole del mondo".