Berlino non ama raccontarsi. Teme il proprio passato e le ferite che una memoria troppo indagatrice potrebbe riaprire. Inoltre si addobba volentieri di monumenti tronfi e celebrativi che narrano una storia edulcorata, che la fingono, e che sembrano molto più adatti ad ammaliare i visitatori per diporto. Ma alla mancanza di una versione ufficiale del passato e del presente fa qui da contraltare la pluralità delle voci singole, che danno fiato a opinioni più o meno meditate e soprattutto a bisogni, aspirazioni e disagi. Non è facile ascoltarle tutte insieme, ma è impresa affascinante registrarle e unirle secondo un criterio non scientifico ma artistico: non come una rassegna, ma come una sinfonia. Berlino forse ha un cuore molto piccolo e preferisce nasconderlo. Ma chi vuol conoscerla deve accettare questo fatto come un invito e una sfida. Il cuore deve mettercelo lui. Deve amare e odiare questa città con tutto se stesso, correndo il rischio di sentirsi prima o poi costretto a ritornarvi.