Si può raccontare un'idea di America partendo dalle suggestioni letterarie che sprigionano da alcune canzoni? E soprattutto lo può fare un autore italiano, dal suo punto di osservazione, al tempo stesso distante e vicino all'oggetto? In "America 2.0" Fabio Cerbone raccoglie per strada le sue short stories, ispirate dal suono e dalle parole di composizioni della tradizione folk-rock americana. Cercandole in quella irripetibile generazione di musicisti, sbocciata a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, e influenzata tanto dalla letteratura e dalla poesia dei Beat, quanto dalla rivoluzione elettrica di Bob Dylan e dalle note fuorilegge di Johnny Cash, l'autore fotografa i margini del cosiddetto sogno americano, mostrandone il tradimento e l'illusione. Suggestioni musicali, geografiche e letterarie: le storie diventano così un album perfetto, in equilibrio tra musica e sensibilità narrativa, secondo lo sguardo degli artisti che hanno firmato i brani originali, da Bruce Springsteen a Kris Kristofferson e Tom Waits, passando per eroi di culto come Townes Van Zandt o John Prine. Due ideali facciate che al ritmo delle chitarre sostituiscono quello della pagina scritta.