È stato un forestiero in America, Guglielmo Melodia, detto Willy, quando vi è sbarcato negli anni Trenta per suonare il pianoforte all'Hollywood, il locale di Frank Costello e di Lucky Luciano. Ed è un forestiero in Italia, quando ci ritorna nel 1946, chiamato sempre da Luciano per aprire un night a Taormina. Al volante della Delahaye 145 Chapron coupé grigio ferro, che assolve benissimo il compito di fargli propaganda, Willy attraversa la Sicilia del dopoguerra, dove le città della sua infanzia sono ormai ridotte a un ammasso di catapecchie e palazzi nobiliari addossati l'uno all'altro, e dove gli abitanti s'inventano al mattino una parte che la sera dismettono, pronti a ricominciare con il nuovo giorno. Ma Willy non è tornato per essere circondato dallo squallore: grazie al dono dell'orecchio assoluto in passato si è tolto ogni sfizio con la stessa facilità con cui sapeva ripetere ogni melodia al pianoforte. È l'uomo delle stelle, quello che prende le note sotto il braccio e le porta in paradiso, il musicista capace di attirare tutte le donne nel raggio di un chilometro. E adesso è il signor Melodia, proprietario del Paradise di Taormina, il luogo di tutte le trasgressioni che, grazie a una cucina ricercata e a alla fama del suo pianista, diventa in breve il ritrovo delle star, da Marlene Dietrich a Ingrid Bergman, da Rock Hudson a Orson Welles. Ma il passato ci riagguanta, e quando accade non è mai per complimentarsi: tutto quello che Willy si è lasciato alle spalle in America, compresi i suoi due figli, Sal e Sarah, lo attende al varco, a ricordargli che nella sua vita decisa dagli altri non basta mettere la colonna sonora, serve anche il coraggio.