«Di solito mi piace raccontare storie di gente che riesce in quel che vuol fare (e di solito i miei eroi vogliono cose paradossali, scommesse con se stessi, eroismi segreti) non storie di fallimenti o di smarrimenti. Se nella Speculazione edilizia ho raccontato la storia d'un fallimento (un intellettuale che si costringe a fare l'affarista, contro tutte le sue più spontanee inclinazioni) l'ho raccontata (legandola molto a un'epoca ben precisa, all'Italia degli ultimi anni) per rendere il senso di un'epoca di bassa marea morale. La speculazione edilizia tra le storie che ho scritto è quella in cui sento d'aver detto più cose, ed è anche quella che più si avvicina ad un romanzo, anche se è breve. E, dovendo assegnare gli "Oscar" ai migliori miei personaggi, sceglierei pure tra quelli della Speculazione edilizia: all'impresario darei l'Oscar per il miglior personaggio oggettivo, "a tutto tondo", e a Quinto per il miglior personaggio soggettivo, semiautobiografico.»