L'estate è finita, e per Idaho Winter inizia un altro anno scolastico. Sporco, scalzo e vestito di stracci, Idaho esce di casa e rivela il mondo che l'autore gli ha creato attorno: tutta la città prova un odio irrazionale e feroce nei suoi confronti, dai compagni di scuola che lo vogliono picchiare alla vigile che cerca di farlo investire da un'auto. Idaho trova rifugio nei boschi, dove incontra la piccola Madison Beach, l'unica che lo considera un amico. I cittadini-inquisitori, convinti che Idaho abbia rapito Madison, gli sguinzagliano dietro un branco di cani che però sbranano proprio la ragazzina. È a questo punto che l'autore comincia ad avere qualche dubbio: la tortura che Idaho deve subire è immotivata, l'odio che tutti gli riservano è sterile. Forse, si dice, ha esagerato un po', e decide di entrare nel racconto per sistemare le cose. Quando Idaho si rende conto di essere il personaggio di una parodia malata, si appropria del mezzo creativo per mettere in atto la sua vendetta. Idaho Winter è una fiaba sinistra che trascina dietro di sé il senso di impotenza dei racconti di Kafka illuminandoli con la metanarrazione postmoderna di John Barth.