Nel Veneto del 1948 - quello della maggioranza assoluta da parte della DC ottenuta il 18 aprile, dove si stava cercando di rimarginare le ferite della guerra -, la parrocchia era il centro di attrazione per molti ragazzi dai sei ai diciotto anni. Perché l'oratorio, particolarmente curato dai cappellani, oltre all'istruzione religiosa, che avrebbe dovuto essere al centro dell'attività, era tante altre cose: la filodrammatica, il coro, lo sport... Era soprattutto la possibilità di giocare a calcio, la massima aspirazione di tutti i maschi italiani di quell'età. Poi nessuno diventò un campione, ma ciascuno aveva trascorso senza rendersene conto i migliori anni della propria vita tra compagni di gioco, sudore e il cuoio del pallone. In questo oratorio immaginario una squadra si appresta a partecipare al Campionato Ragazzi 1948-49, ma di questo campionato nel testo neppure si parla. Ciò che importa è la vita che, trascorsa quella breve stagione, riserva a ciascuno un destino, che è il grande signore della nostra esistenza. Così il libro si sbriciola in una serie di racconti che racchiudono in brevi linee ciò che capita dopo. Sono partiti tutti dal medesimo nastro di partenza, indossando una maglia dello stesso colore, animati dal medesimo entusiasmo: poi ciascuno per sé e Dio per tutti. Il trascorrere del tempo delinea anche il quadro storico entro cui queste vite si srotolano, pur se il peso della storia è meno evidente e meno cogente, dal momento che sul fatto collettivo prevalgono le vicende individuali.