In questi racconti ambientati in Pianura Padana c'è una banda di amici alla ricerca di un'antica nave romana sperduta sotto terra in un campo arato, ci sono ragazzini che compiono riti inconsapevoli, un altro corre avendo in mente le vittorie di Mennea. Un bambino capisce che esiste il male quando incontra uno stravagante uomo che bazzica vicino alla canonica. Il termine "camporella" indica un luogo in cui si va ad amoreggiare lontani da sguardi indiscreti, ma definisce anche un piccolo campo di campagna. In questa narrazione, un unico filo lega amori e piccoli spazi agricoli in cui le vite sono agitate da malinconica felicità o da gioiosa disperazione; l'infanzia, l'amicizia, il silenzio, la noia, tutto scorre ai margini dei grandi centri urbani. Dopo "La vita segreta dei mammut in Pianura Padana" e "Fossili e storioni. Notizie dalla casa galleggiante", Davide Bregola torna a raccontare i luoghi a lui più congeniali, e lo fa con la grazia che si addice alle piccole storie, con una lingua rarefatta che si incarna perfettamente nelle cose di pianura, a volte divertente, come quella di un giullare, piena di guizzi e mattacchiona, altre volte simile a quella del reporter che osserva e annota, o a quella della fiaba che ci allontana dal reale (salvo farcelo percepire in tutta la sua "onestà"). Argine, fosso, pozzo sono solo alcune parole con cui l'autore declina il territorio, attorno a esse si muovono i personaggi e le avventure si compiono. La Pianura ha trovato il suo cantore.