Con questa raccolta che porta il mitopoietico titolo di "Il fabbricante di parole" Biagio Balistreri assembla, rivisita e incrementa la sua consistenza emozionale nei confronti del vissuto. Con passo costante, uniforme e con l'uso privilegiato della struttura poematica, l'autore sembra tornare a campo largo in tutti quei luoghi fisici battuti e rimasti impressi negli anni, come pure negli ambienti impalpabili del suo archivio interiore, e non li abbandona se non dopo avere sviscerato ogni possibile declinazione della propria sensibilità e del proprio specifico rapporto con gli eventi circostanti, raggiungendo apici di ventilate armonie. Potremo dire di essere in presenza d'una poesia d'impegno civile, portata avanti con la particolarità d'una naturale predisposizione verso l'endecasillabo, attraverso un linguaggio per nulla ermetico e che non indugia affatto in compiacimenti di tipo stilistico. La parola di Balistreri si propone magicamente innamorata nella sezione desideri, sviluppata con una freschezza d'accenti, che vanno ad assegnare al sentimento dell'amore ulteriori segmenti di eternità e di valore salvifico.