Romanzo dalla struttura inusuale, "Un posto al mondo" ha come vero protagonista Port William - il villaggio immaginario sulle colline del Kentucky in cui Berry ha ambientato buona parte delle sue storie -, ritratto durante gli ultimi mesi della seconda guerra mondiale, quando la piccola comunità misura il vuoto lasciato dai giovani richiamati alle armi, vive con smarrimento l'annuncio della bomba atomica su Hiroshima, esplode di gioia per la fine del conflitto. Su questo scenario s'intrecciano le piccole e grandi vicende dei memorabili personaggi di Berry. Storie a volte dolorose come quella di Virgil Feltner, disperso in guerra, o della famiglia Crop, con il padre che scappa in preda al rimorso per la morte della figlioletta investita dalla piena. Ma anche situazioni irresistibilmente comiche, come quelle che vedono all'opera lo zio Stanley, un sacrestano ben poco religioso, o il vecchio e tenace zio Jack, che conduce una sua guerra personale contro la padrona dell'albergo in cui vive. Su tutti campeggiano le figure dei coniugi Mat e Margaret Feltner: sono loro che danno la misura dello scorrere del tempo, della dedizione necessaria al lavoro nei campi, della devozione dovuta alla natura, della coscienza del dolore e del significato dell'amore. "Un posto al mondo" racconta un'America lontana dal mondo urbanizzato cui ci ha abituati gran parte della narrativa statunitense, un universo che segue il ritmo della terra e delle stagioni, che affronta con coraggio le sue perdite e che conosce il valore della comunità, della solidarietà e della parsimonia nell'uso delle risorse. Un libro da assaporare e leggere con lentezza.