Anna è una giovane sposa che, dopo una lunga trafila burocratica per ottenere i permessi necessari a raggiungere New York, dove la attende Marino, il marito sposato pochi mesi prima, salpa da Genova a bordo della più bella nave della Marina mercantile italiana: il transatlantico Andrea Doria, che leva le ancore dal porto di Genova il 17 luglio del 1956, alle 11 del mattino. È raggiante, per la gioia di poter finalmente abbracciare il suo amato Marino, da cui la separano appena nove giorni di viaggio, a bordo di quella nave moderna e veloce, che si appresta a compiere la sua centunesima crociera. Insieme a lei salgono a bordo altri 1133 passeggeri, molti dei quali nella famigerata "classe turistica", come elegantemente è stata ribattezzata la vecchia "terza classe" destinata ai viaggiatori più poveri. Nessuno può immaginare che stanno andando incontro a un'immane tragedia. L'arrivo a New York è previsto all'alba del 26 luglio, ma alle 23:10 del 25 luglio, mentre la maggior parte dei passeggeri dorme, la nave rompighiaccio svedese Stockholm squarcia il fianco della nave italiana e scatena il panico. La donna con cui divide la cabina, incinta e con un figlioletto di circa 3 o 4 anni, le mette il bimbo tra le braccia: «Tu corri più veloce, portalo con te». Quarant'anni dopo, rientrata al suo paese natio, qualcuno suona il campanello della sua casa; apre la porta e un uomo distinto le dice: «Lei non può ricordarsi di me, ma io sono quel bambino che ha salvato». E come se il tempo non sia passato, si abbracciano piangendo.