La Stella è prima di tutto una piazza. Di cemento. Ai piedi di palazzoni altissimi tutti uguali in una periferia simile a tante altre. Dimenticata come tante altre. Più che un luogo, una ferita di caos nell'ordine, dove sono cresciuti e crescono tanti ragazzi, un pianeta in cui succedono ogni giorno molte cose, alcune bellissime, come il legame che unisce Zanushe ai suoi compagni di scuola. A Mario, vero talento nell'inventare storie che riempiono la pelle di brividi e nel dire le cose più sbagliate nei momenti più sbagliati; a Thomas, un gigante buono che odora di biscotti al cocco; a Rakel, bellissima e fragile, ma capace di ammazzare vampiri ogni giorno, dentro e fuori di sé; infine a Dylan, tanto audace da sfidare la legge di gravità con i suoi salti e in grado di entrarti dentro con uno dei suoi rari sorrisi. Questo romanzo parla di lei e di loro, giovanissimi astronauti della vita che nessuno sembra vedere o ascoltare veramente. Nessuno. Nemmeno la scuola. Soprattutto la scuola. E allora, di fronte all'ennesima ingiustizia commessa da un professore, l'idea che rivoluzionerà la loro vita, e non solo: perché non crearselo da sé un posto dove stare al sicuro, dove crescere senza che nessuno possa controllarli o far loro del male? Una scuola per numeri due, per chi, come loro, è fatto all'ottanta per cento di errori, un luogo in cui poter essere chi vogliono. Come vogliono. E dire quello che vogliono. Senza paura di sbagliare. Dove non si odino, maltrattino, offendano né si giudichino gli errori, ma al contrario li si accolgano, perché senza errori nessun cambiamento è possibile. Ed è proprio la necessità di cambiare le cose, unita alla bellezza, che fa partire le scintille e ripara le cose rotte del mondo.