Nella Sicilia nebroidea un allevatore scompare e, poco dopo, un funzionario comunale precipita dal quarto piano di un albergo diretto da una suora: madre Berenice, sorella del procuratore generale Ficarra, deceduto nel suo letto qualche giorno prima. Dati e circostanze tutti apparentemente legati tra loro, dietro cui vagamente si intuisce un'unica macchinazione, che vanno a comporre un quadro resinoso dove convergono gli interessi della "mafia dei pascoli" e potenti personaggi: un magma ingannevole - la si definisce, erroneamente, "zona grigia" - di tono sempre più cupo, sempre più difficile da fotografare e bonificare. Confrontandosi con questo nuovo caso - che al tempo stesso si ricollega al duplice omicidio di Alzapietra, rimasto irrisolto - il sostituto procuratore Salvatori ripropone quasi ossessivamente una domanda, un ricorrente e altalenante stato d'animo: ci si deve arrendere all'evidenza dei fatti, che sono e come tali si impongono (e quindi anche allo strapotere dell'inafferrabile borghesia mafiosa), o si può cambiare il corso delle cose?