Alessandria d'Egitto. La nascita di un nuovo profeta sta per sconvolgere i destini della nazione. Sarà un profeta dei poveri, dell'impossibile accordo fra marxismo e misticismo, dell'anticapitalismo? Sì, ma sarà soprattutto un profeta dell'utopia. La famiglia dei Karinakis, nel cui grembo il fanciullo vede la luce, assiste al suo avvento tra premonizioni, vaticini e un'incrollabile passione per la politica. Cento anni di Storia egiziana si dispiegano così, dal 1952 a un ideale 2049, disegnando i contorni del più grande sogno a cui l'Egitto abbia mai aderito: quello di una giustizia sociale dove finalmente l'uomo possa ritrovare dignità e uguaglianza rispetto ai propri simili. Romanzo irriverente, di volta in volta comico e tragico, grottesco ma fedele ai lineamenti essenziali della realtà egiziana, Il quaderno di Kavafis è un affresco delle contraddizioni radicali del nostro tempo., che non esita a metterci di fronte alla possibile Apocalisse a cui il sistema capitalistico ci sta esponendo. Ironico, paradossale, caricaturale e beffardo, certamente eccessivo, è anche l'estrema esortazione a compiere la propria scelta esistenziale: aderire alla lotta contro le ingiustizie o arrendersi alla logica del capitale in cambio di una felicità egoistica? In questo inno alla vita la risposta è nelle parole di José Saramago riportate a esordio del libro: L'alternativa al neoliberismo si chiama coscienza.