Cervantes, Dumas, Conan Doyle: scrittori il cui nome, forse, può non essere ricordato, o suonare polveroso e persino antipatico, specie a motivo di deludenti ricordi scolastici. Nessuno però ignora Don Chisciotte e Sancio Panza, D'Artagnan e Sherlock Holmes, personaggi di carta a cui è toccata la sorte d'essere più vivi e longevi dei loro creatori. Destino analogo pure per il Dottor Jekyll e per Mister Hyde, i quali - come vuole la leggenda - si racconta siano stati sottratti ad un incubo e messi su pagina da Stevenson nel 1886, dopo un rapido quanto forsennato travaglio scrittorio. Di che tratti il racconto è universalmente noto: il "doppio", la lotta fra il Bene e il Male, una metamorfosi sconcertante, la Londra vittoriana e i suoi più perturbanti segreti, i pericoli tremendi che l'uomo affronta ogni volta che sfida l'ignoto, mirando, magari, a trascendere l'Humana condicio. Siamo dinanzi, forse, a un vecchio libro per nuovi lettori: lo "strano caso", difatti, inizia da una porta, da un uscio a cui non si presta volentieri attenzione; eppure, Jekyll e Hyde aspettano inquietanti poco oltre... E, non per caso, chi già sta leggendo si trova similmente su una soglia: giusto il tempo di cambiare pagina e si è oltre, dentro i labirinti e gli abissi di un capolavoro senza spazio né tempo. Introduzione di Matteo Ghirardelli.