In entrambe le narrazioni il vampiro è assai affine al mostro che ben riconosciamo - ormai si può considerare una figura canonizzata dal successo di Dracula e dalle successive rappresentazioni sempre più iconiche. I racconti sono infatti datati 1936 e 1938, ovvero in una fase di pieno consolidamento e sedimentazione del topos, arricchito invero anche dalle stimolazioni visive delle prime rappresentazioni teatrali e cinematografiche. È dunque in questo contesto che Cowles agisce e dipinge i suoi vampiri, certamente influenzati ma innegabilmente plasmati sapientemente in figure e situazioni pregne di terrificante vita. Due narrazioni brevi ma cariche di atmosfere spaventose e coinvolgenti, personaggi tragici e malvagi e promesse di incubi futuri.