Come in un arcano intreccio arboreo, «Terrorea. De Rerum Natura», con i suoi racconti oscuri, vuole da un lato omaggiare Tito Lucrezio Caro, il quale volle soffermarsi, nell'omonimo poema didascalico latino, proprio sulla natura, intendendola come un (dis)ordine universale indipendente dagli dei, e legandola strettamente alla condizione umana. Storie di uomini, donne e... altro di indefinibile, che devono fare i conti con la natura che alberga in loro, nella loro memoria atavica, con ciò che abita sotto la loro pelle. L'esito? Un confronto con gli istinti primordiali e predatori, con passioni e desideri tanto travolgenti da spingere verso il compimento di azioni mostruose, violente, terrificanti. Anche in questo secondo volume antologico le atmosfere weird e gotiche contemporanee si palesano, alternandosi all'orrore delle sensazioni, che spesso supera quello visivo. In tal modo, appoggiandoci ancora ai sensi che ci condizionano, rimane in bocca il sapore aspro di una natura matrigna che condanna inesorabilmente il genere umano, e proprio come scriveva il sommo poeta Giacomo Leopardi: "Poco manca ch'io non bestemmi il cielo e la natura che par che m'abbiano messo in questa vita a bella posta perch'io soffrissi".