"Guarda, era una situazione veramente kafkiana. Tutti noi abbiamo sentito dire e detto noi stessi questa frase infinite volte. Può essere successo quando una voce registrata ci ha invitato a fare un altro numero da cui un'altra voce registrata ci ha rimandato a un terzo numero e anche qui una voce registrata ci ha smistato su un quarto numero e così via di voce in voce senza concludere niente, senza sapere niente. Ma anche quando abbiamo guidato per cinquecento chilometri tra due strisce bianche, o attraversato una piazza a noi familiare e non l'abbiamo riconosciuta e abbiamo pensato per qualche momento di essere in tutt'altra città, solo perché il tassì ci si era infilato passando da un imbocco diverso. Oppure ancora quella volta che c'eravamo addormentati sulla spiaggia e al risveglio eravamo come paralizzati, non riuscivamo a tirarci su: tutto intorno c'erano i soliti ombrelloni, i soliti bambini, le solite mamme e nello stesso tempo tutto quel mondo era per noi lontanissimo, estraneo, irraggiungibile. Sono impressioni di smarrimento, di sbigottimento, di coercizione invincibile, che per fortuna durano poco. Ma Gregor Samsa, il protagonista di questo racconto, a queste impressioni resta inchiodato." (Carlo Fruttero).