Iudaea, 33 d.C. Nell'anno in cui nella turbolenta provincia romana sta per compiersi un evento di portata epocale per la storia delle religioni, la vita di uno dei suoi principali attori, Ponzio Pilato, il potente praefectus Iudaea, si incrocia per caso con quella di un uomo vestito di stracci e all'apparenza insignificante, Iesus filius Iosephi. Chiamato dalla sua posizione di potere a giudicarne le azioni, il prefetto se ne laverà ben presto le mani, abbandonandolo così al suo destino di morte, convinto che quella vicenda di poco conto verrà subito dimenticata. Ma così non avviene. Ponzio Pilato vivrà il resto della sua esistenza tormentato, straziato da quel nome, perseguitato dal ricordo delle sue azioni e dalle irreparabili conseguenze che da allora lo hanno investito. In un intimo alternarsi di considerazioni e confidenze personali sull'accaduto, il racconto accompagna il lento trascinarsi del prefetto fino all'attimo estremo. E persino allora, persino di fronte alla morte, mostra come l'ultimo pensiero di Ponzio Pilato non potrà che rivolgersi, una volta ancora, a lui, a colui che «forse, irragionevolmente, poteva ancora venirgli in soccorso, salvargli l'anima».