Al centro del libro, la vicenda di Guglielmo, studente dell'ultimo anno di liceo che, pur intraprendente e capace, non si adatta al mondo della scuola. Proprio lui, attraverso il racconto dell'amico Ferdinando, appassionato di storia, sembra essere proiettato nella vicenda di un frate, Padre Massimiliano Kolbe, che nel buco nero dell'Europa ha salvato la vita a un compagno di prigionia accettando la morte per fame e sete. La narrazione si concentra sulla volontà di Guglielmo di non tirarsi indietro e scrutare l'oscuro. In questo esercizio dello sguardo, Guglielmo vede la misericordia del frate nei confronti del capo, artefice di una morte tanto ignobile, ma travolto suo malgrado, dall'amore di un gesto estremo; vede Anita, la moglie del capo, sempre più insofferente al sistema in cui il marito è immerso e si vede, seppure da distante e con pudore, il lento consumarsi del frate e dei suoi compagni. In questa prospettiva visionaria, Guglielmo si sdoppia. Ha 19 anni qui, nel 2011, ha amici, desideri, aspettative, una storia appena cominciata con Clarissa e 39 anni là, nel 1941. Là vive a Cracovia, città occupata e umiliata, e non lontana dal buco nero, espressione figurata di Auschwitz nel romanzo. Là, si chiama Abel, fa l'architetto e anche lui, per particolari circostanze, incontra Anita, ''subisce'' la figura del capo e sente in modo irriflesso la forza del frate...