Una Favola? Forse. Un evento per certi versi accaduto, che ha portato l'autore ai confini della fantasia tra i ricordi di un passato mitologico, dove ad organizzare il tutto sono stati quegli dèi che non ti aspetti, che dopo millenni di oblìo, ecco ridiscendere dalle pendici del monte Olimpo, rivendicando il loro posto in questo universo. Poco importa se ci chiamiamo Ulisse, Giuseppe o Francesca. Quando siamo soli nel nostro mondo onirico, abbiamo una sola possibilità, farlo diventare familiare attraverso le due straordinarie doti: la Fantasia e i Sogni, che altro non sono che delle "speranze". Sogniamo e ascoltiamo le favole in quanto tutte rappresentative di una speranza, di qualcosa che ci auguriamo un giorno possa realizzarsi. Quante volte abbiamo sognato di toglierci le pantofole e prendere il largo come Ulisse, ma aldilà di un giro con il pattino non siamo stati capaci di fare di più. Oggi non parliamo più con gli dèi, non ne abbiamo bisogno, ci sentiamo e parliamo come loro, non abbiamo più il tempo e la capacità di sognare, di fantasticare, oramai abbiamo dimenticato Ulisse e tutto ciò che quel vecchiardo di Omero ci ha raccontato alcuni millenni fa.