Catabiano è una piccola città immaginaria siciliana dall'aspetto tranquillo. Ma dietro le facciate delle case, si consumano drammi. Qui tutti si conoscono, ognuno ha il suo posto e ci si conforma alle buone vecchie tradizioni: il notaio Eugenio Galante che non parla mai di sua moglie Elisa; il farmacista Giuseppe Lambusta che è innamorato di Candida ma rifiuta di dirle la verità circa il suo divorzio; Luigi Segreto che tesse una tela di ragno attorno ai nobili e ai latifondisti per nutrire le proprie ambizioni personali; Fiora Scanduro in possesso del dono di parlare ai morti che sogna la poesia mentre sua madre le nasconde le circostanze tragiche della morte di suo padre; Caterinedda e Placido Ardilio che sono i terribili pettegoli del Circolo di Conversazione dove la borghesia si scontra con la superbia della nobiltà; il brigadiere Giuliano Russo, un uomo integro tormentato dalla morte di suo figlio, che indaga sugli omicidi di diversi carusi (ragazzi), anime vaganti che infestano ancora i dintorni. Gli abitanti di Catabiano obbediscono senza fiatare alle leggi feudali imposte dal barone di Zuppello e dal marchese delle Favara, i famosi Signori dello zolfo che mandano i carusi nelle profondità della terra. Ma questo ordine pacifico è destinato a cambiare a partire dal giorno in cui fa la sua comparsa Branwell, il nipote del barone di Zuppello. Questo giovane dandy dal fascino innegabile, raffinato, educato e colto, arriva a Catabiano. Cosa nasconde a suo zio e a sua cugina Cristina? Questa fiction, a metà strada tra il thriller e il romanzo storico, è un testo sensibile sulle relazioni umane, sulla perdita di identità dei poveri carusi venduti come bestiame, e sulla paura di chi ha poco o nulla, che li porta a una forma sconcertante di servitù. E, in ultima analisi, pone al lettore la domanda essenziale ma angosciante: fino a dove, esattamente, si può spingere per godere del potere?