Rajmund Kolbe è un ragazzino polacco che vive con la madre, Maria, il padre, Julius e i fratelli, Franciszeck e Josef. Poiché sono poveri, Rajmund non può frequentare la scuola ma, un giorno, non appena il farmacista del paese lo sente pronunciare i nomi delle medicine in latino che lui a stento riusciva a ricordare, si offre di insegnargli tutto quello che sa. Kolbe studia in Polonia e in Italia dove si laurea in filosofia e in teologia e ottiene pure il dottorato. Salito al potere, Adolf Hitler emana leggi antisemite ed allarga i confini della Germania attaccando la Polonia dove vive la più numerosa comunità ebraica. Kolbe viene imprigionato insieme ad altri confratelli e, poi, viene condotto nel campo di concentramento di Auschwitz. Il convento Niepokalanów, che aveva dato rifugio a migliaia di persone, 1500 delle quali erano ebrei, viene chiuso dai nazisti. Un giorno, uno dei detenuti evade. I nazisti per vendetta condannano a morte nel bunker della fame dieci prigionieri uno dei quali esclama: «Mia moglie! I miei figli!». Allora Kolbe compiendo la missione per la quale era venuto al mondo, fa la sua scelta.