Forlì, giugno 1914. Fortuna Cavina esce dalla caserma dei carabinieri dove ha appena riconosciuto il corpo di suo marito, Ateo Assirelli, anarchico, come del resto tutta la famiglia di lei, ucciso in uno scontro a fuoco con le forze dell'ordine. È la Settimana rossa, in Italia si respira aria di rivoluzione, ma Fortuna sa solo che all'età di diciott'anni si ritrova vedova, con un figlio in grembo, guardata con sospetto e odio nel paese di Ponterotto da tutti quei «bravi cristiani», di cui invidia il benessere borghese che per lei, costretta al duro lavoro di lavandaia, non ha colore politico. Settembre 1918. Libero, il figlio di Fortuna e di Ateo, ha già quattro anni quando sua madre conosce Giuseppe Guidi, un boscaiolo itinerante travolto dalla guerra e desideroso di ricominciare a vivere: è l'opportunità che Fortuna attendeva da tempo. Giuseppe le chiede di sposarla e di trasferirsi con Libero a Nemi dove, sotto il regime fascista, viene sponsorizzata un'impresa archeologica eccezionale: il recupero di due leggendarie navi di epoca romana appoggiate da millenni sul fondo del lago che verrà parzialmente svuotato per riportarle alla luce. Fra i sostenitori di questa impresa c'è il conte Filiberto Orsatti, ingegnere e reduce di guerra, ritiratosi a vivere nella magnifica villa di famiglia sulle sponde del lago. Un giorno, casualmente, Filiberto entra in contatto con il figlio di Fortuna, appassionato di storia romana: da allora i destini delle due famiglie si incroceranno in modo indissolubile e imprevisto sullo sfondo di un'Italia che inesorabilmente scivola verso una nuova e spaventosa guerra che cambierà il corso della storia e delle storie di ciascuno.