Nei primi anni del Novecento i fratelli Nizinskij, Vaclav, Stassik e Bronia sono figli del palcoscenico: i genitori sono gli unici danzatori polacchi della troupe Lukovic, che si esibisce nelle città e cittadine russe, da Odessa a Kiev, da Mosca a San Pietroburgo. Dopo anni di duro esercizio, per Vaclav e poi per Bronia si aprono le porte del prestigioso Corpo di ballo del teatro Mariinskij, una delle più famose compagnie di balletto di San Pietroburgo, conosciuta e apprezzata in tutto il mondo. Tuttavia il Mariinskij, dove apprendono a misurarsi con il pubblico, giudice spietato e invisibile oltre le luci del palcoscenico, è soltanto una tappa del loro cammino. Due incontri fortuiti conducono, infatti, entrambi su strade più libere e spregiudicate. Il primo, quello con Isadora Duncan, la precorritrice della danza moderna che rivoluziona e scandalizza il mondo del balletto classico apparendo sul palco senza tutù e calzamaglia, i piedi liberi dalle scarpe a punta e i movimenti sinuosi, tutt'uno con la musica. Il secondo con il noto impresario teatrale Sergej Pavlovic Djagilev, un uomo attraente e minaccioso al tempo stesso, ma indiscutibilmente abile a promuovere le arti visive e musicali russe all'estero, in special modo a Parigi. Fondatore dei Ballets Russes, Djagilev considera Vaclav un genio, il «Dio della danza» e lo invita a far parte della sua compagnia. Bronia segue il fratello poco dopo, trasferendosi a Parigi, ansiosa di lasciarsi alle spalle il vecchio, morente mondo del balletto classico e di abbracciare il mondo nuovo, come un'artista che non cerca soltanto la sicurezza, le lodi, l'applauso, ma si apre con coraggio al futuro.