Deptford, 1781. Gli alberi delle navi negriere ancorate nel porto a sud di Londra sbucano, spettrali, tra la fetida nebbia che sale dal Tamigi. Le voci dei pescatori si mescolano nel grigiore al fumo delle pipe, mentre il giudice Peregrine Child si avvicina allo spettacolo macabro che lo aspetta, appeso al gancio dei trofei di pesca piú ambiti. È il corpo di un uomo, con lunghi capelli corvini, che porta i segni di orribili torture e soprattutto un marchio, impresso a fuoco nella carne: quello degli schiavi. Anche se la sua pelle è bianca. In città, qualche giorno piú tardi, il capitano Harry Corsham, flagello dei ribelli americani, eroe di guerra con una promettente carriera parlamentare davanti a sé, riceve la visita della sorella di un caro amico, Thaddeus Archer. Nei giorni della loro giovinezza, Harry e Tad avevano abbracciato la causa per l'abolizione della schiavitú. Per Tad era diventata una vera e propria ragione di vita, tanto che si era spinto ad accusare pubblicamente le autorità di connivenza coi negrieri e a minacciare vendetta contro i mercanti di schiavi. O almeno questo è ciò che sostiene la sorella Amelia, nel riferire a Harry la tragica novità: Tad è scomparso, e Amelia teme per la sua sorte. Comincia cosí per Harry Corsham un pellegrinaggio per le strade di Deptford, borgo malfamato alle porte della città cresciuto grazie al commercio di schiavi. Tra banchi dei pegni, negozi di stracci e infimi bordelli, il capitano si rende presto conto che la sua indagine rischia di portare allo scoperto particolari atroci e disturbanti verità su quell'abominevole commercio di sangue. E che a trovarsi sulla linea di tiro saranno la sua carriera, la sua famiglia, la sua felicità e, probabilmente, anche la sua stessa vita. Raccontato con una prosa vivida e potente, "Mercanti di sangue" è il ritratto di una Londra settecentesca oscura e brutale, che non fa sconti a un'epoca in cui ipocrisia e violenza sono inestricabilmente legate, coperte solo da un sottile velo di mistero.