Sicuramente ben pochi avrebbero prestato credito a chi, nella primavera del 1859, al momento in cui le truppe franco-piemontesi varcavano il Ticino, avesse pronosticato che di lì a poco più di un anno quasi tutta la penisola sarebbe stata unificata. Eppure il grande evento si sarebbe compiuto il 17 marzo 1861. A renderne possibile l'esito avevano, dunque, contribuito una congiuntura diplomatica e internazionale estremamente favorevole e la grande abilità di Cavour nello sfruttarla, lo spirito di avventura di Garibaldi, il sangue dei caduti sui campi di Lombardia. La battaglia di Montebello del 20 maggio 1859 fu davvero il preludio di un rapido cammino che, passando per i campi di Palestro, di Magenta, di San Martino e Solferino, doveva portare all'unificazione. Ma la battaglia è, per Rovati, solo un pretesto per dar corso a una storia che, nel tempo e nello spazio, non si ferma a quei soli luoghi. Al contrario il racconto assume, fin dall'inizio, le movenze di una sceneggiatura di una bella fiction, dove alla solidità di un originale impianto narrativo si accompagna la consueta, robusta competenza storica.