Nella Sardegna meridionale di metà Ottocento, nel villaggio di Perdalonga, la famiglia Piras con a capo l'avvocato Felice, militante mazziniano come lo fu suo padre Onorato fino al suo assassinio, continua la sua missione culturale per elevare le coscienze dei suoi paesani. Al Circolo di lettura, da Felice creato nel 1845 come strumento per facilitare la conoscenza, ci andavano anche le giovani donne. Il loro protagonismo nel rivendicare scuole, servizi sanitari, ferrovie e strade è credibile e coinvolgente. Dopo decenni di vassallaggio feudale nel marchesato dei Brondo, Felice riscatta le terre e diventa imprenditore nell'azienda che la sorella Agostina chiamerà Prosit. La malaria, l'indigenza, l'usura, le bardane, il banditismo, sono problemi che persistono anche con l'unità d'Italia, ma i governi del Regno sono troppo ligi nel concedere le autorizzazioni agli stranieri per lo sfruttamento delle risorse naturali più importanti come minerali, sale, marmi, legnami, lasciavano l'isola nelle stesse condizioni di arretratezza del Regno di Sardegna, mortificando nei sardi le aspirazioni all'autonomia.