"La memoria delle mie gesta e di fatti tremendi e gravi mi accingo a lasciare ora, grigio il crine e gravato dagli anni, alla clemenza e alla pietà di coloro che per avventura si imbatteranno nei miei scritti. I tempi in cui vivo e nei quali volge a termine la mia vicenda terrena sono radiosi e grande è la gloria dell'Impero e il nostro Augusto Imperatore Publio Elio Adriano può vantare i benefici della protezione degli dèi. Ma non più di sessanta primavere or sono, quale distanza dalla gloria presente, quali pericoli per la patria e la libertà del popolo romano. Ignoto a lungo resta alla mia persona, mentre lo scrivo, il beneficiario di questo testamento spirituale; ma esso è la sincera testimonianza di chi per amore della giustizia e di Roma ha sofferto e patito. Qui piaccia a chi si imbatterà nel mio testo di sapere quanto gli déi decisero di far subire all'alma patria, alla dinastia Giulio-Claudia che vide la sua fine e alla misteriosa vicenda di un gruppo di uomini chiamati cristiani e che si dicevano alla ricerca della verità."