Un romanzo in cui i dialoghi sono un'invenzione letteraria, ma sono basati su fatti storici. Il lettore incontra gli ammiragli Rozestvenskij e Nebogatov, prigionieri dei giapponesi dopo la battaglia di Tsushima: il primo si è battuto con eroismo e il secondo ha scelto invece di arrendersi senza combattere. Nel capitolo successivo Clara Immerwahr - moglie di Fritz Haber, lo scienziato ideatore dei gas tossici - preferisce il suicidio piuttosto che vivere con un criminale di guerra. Nell'ultimo capitolo i dubbi di Oppenheimer, che dopo Hiroshima si sente le mani sporche di sangue, si scontrano con le certezze granitiche di Teller, convinto della necessità di annientare il pericolo sovietico. I discorsi dei protagonisti, anche se inquadrati in eventi del passato, appaiono come un continuo presente in cui emergono le parole d'ordine di oggi, evocate già nel titolo: ma di fronte alla storia appaiono come narrazioni autoassolutorie e ipocrite.