Sicilia, 1850. Semplice d'animo, eppure armata di quella saggezza concreta che non si apprende dai libri, bensì dalla vita, donna Francesca Savasta, detta Ciccina, fa la levatrice in uno sperduto paesino sui monti Iblei. Niente, in lei, è convenzionale: secondo una legge morale ferrea e personalissima, si prodiga per "sistemare" al meglio le madri così giovani e ingenue che quasi non sanno perché hanno avuto un figlio oppure i bambini abbandonati nella ruota degli esposti. Tra briganti non troppo cattivi, parroci non troppo fedeli al voto di castità, vendette di paese, omicidi e sparizioni, Ciccina emerge con tutta la sua esaltante energia, trascinandoci in un romanzo originale e avvincente, permeato da una sottile ironia e sorretto da una precisa e vivacissima ricostruzione storica.