Siamo nei giorni tra il 5 e il 24 maggio del 1915, l'anno fatidico che segna l'ingresso dell'Italia nella fornace della Grande Guerra. Un uomo, in particolare, li vive con sentimenti forti, angosce e tumulti che agitano il suo spirito inquieto: è Gabriele d'Annunzio, il poeta che da dandy imbellettato si appresta a divenire artista armato, questa volta non soltanto di pomposi arabeschi letterari. Lo seguiamo dallo sbarco a quarto, dove pronuncia un infuocato discorso per l'inaugurazione del monumento ai mille, fino alla "Conquista di Roma", in un crescendo oratorio di sensazioni sempre più violente, capace però di interpretare ed esprimere al meglio le pulsioni, spesso irrazionali, di una larga fetta di italiani. Questo libro è il racconto di quel maggio radioso attraverso la psicologia e la volontà del suo principale propiziatore, i cui giorni si dipanano tra amori cruenti, malinconie improvvise e ondate di vitalismo eroico. È il romanzo di una stagione solcando la quale si incontrano ragazzi imbevuti di spirito nazionalistico e sognanti la gloria per sé e per la propria patria: sono proprio loro, accesi dalla scintilla generata da d'Annunzio, l'avanguardia - minoritaria ma in grado di trascinare le folle - di quello che qualcuno, a torto o a ragione, ha definito un "colpo di stato": l'intervento italiano nella prima guerra mondiale.