Antonino, anarchico italiano, emigra a Buenos Aires con il piccolo Horacio. Inizia così questa storia di fuga, speranze e delusioni che si perdono nelle ombre della capitale argentina. È un racconto a ritmo di tango, che ci porta a seguire Horacio in tre età della sua vita: bambino stupito di fronte alla bellezza della musica, giovane corrotto dalle sirene dell'ascesa sociale, uomo maturo di fronte alla sua ultima possibilità di riscatto. Alle sue spalle, scorgiamo la storia dell'Argentina, dal 1916 al 1968, presa in un vortice dove gli slanci di passione si alternano a un malinconico fatalismo. Così come il fueye, strumento simile alla fisarmonica, sa essere vivace e struggente, e può accompagnare tanto la frenesia della danza come la solitudine più profonda. Nell'epilogo, l'autore entra in scena per raccontare la genesi del libro e il suo sguardo sul proprio Paese natale.