Sangue, morte, prigionia: è il calvario a cui Mussolini condanna milioni di giovani italiani, sequestrando la loro giovinezza. Negli anni Quaranta la famiglia Monteschi ha i suoi figli maschi al fronte. Sono quattro, sono nati all'indomani della Prima guerra mondiale e cresciuti sotto il fascismo. E si ritrovano a marciare nel deserto libico dopo dure battaglie con gli inglesi. Oppure a marcire nel fango e nella neve, sulle montagne albanesi, con mezzi scarsi e antiquati di fronte a un nemico ben presto soverchiante. Tra i quattro fratelli, ad Andrea, già camicia nera, toccherà un'ulteriore difficile prova da superare: quella della prigionia che lo costringerà lontano da casa ben oltre la fine del conflitto. Un destino comune a più di seicentomila italiani che passeranno in alcuni casi fino a sei anni di vita nei campi alleati in India, Sudafrica, Medio Oriente, Australia nonché in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. Attraverso la storia di suo padre e della sua famiglia, e a un ampio lavoro di ricerca su fonti storiche, Giuliano Giubilei racconta il calvario di un'intera generazione, irresponsabilmente lanciata dal regime in una guerra impossibile da vincere. Ma denuncia anche la lunga e dura detenzione degli italiani Prisoners of War e le colpe del Paese nelle trattative per il rimpatrio. Una questione, ignorata al momento dell'Armistizio, su cui pesa il sospetto di un calcolo politico alla vigilia del referendum tra monarchia e repubblica e del voto per l'Assemblea Costituente. Una storia vera, incalzante e appassionata, che riassume in modo paradigmatico il dramma di una nazione.