Attraverso l'appassionante vicenda di Antonio Salvotti, il giudice trentino che si trovò giovanissimo a istruire a Venezia e a Milano i processi contro i più famosi "eroi" dell'indipendenza italiana, questo romanzo ripercorre, in parte rovesciandola, tutta la storia del nostro Risorgimento. "Il mio esaminatore fu Salvotti in persona, tipo dell'inquisitore del secolo decimonono, alto, bello, dignitoso, con viso espressivo, voce penetrante, occhi di fuoco, fare da gentiluomo. Mi avrebbe cavato dal petto ogni mio segreto (se ne avessi avuto) durante le sei eterne ore del costituto a cui mi sottopose [...] dopo dunque questo interrogatorio nel quale non tacqui né le mie antipatie tedesche, né le mie aspirazioni italiane, Salvotti mi accomiatò dicendo: 'Torni tranquillo a casa, tenga per sé le sue aspirazioni. La legge non punisce i sentimenti degli uomini onesti'." (Tullio Dandolo, Ricordi)